Amministrative Messina: Cateno De Luca presenta i 10 punti del suo programma e dice ora ci vuole una guida politica autorevole. La città di Messina è stato il bancomat che ha alimentato alcune storiche lobby che oggi temono la dichiarazione del dissesto finanziario per non perdere parte del credito vantato
“Una città che non ha neanche idea dei suoi debiti rappresenta il simbolo della deficienza ed inettitudine politico –amministrativa: dalla massa debitoria che è emersa, oltre 600 milioni di veri e presunti debiti, si evince che la città di Messina è stato il bancomat che ha alimentato alcune storiche lobby che oggi temono la dichiarazione del dissesto finanziario per non perdere parte del credito vantato”. A dirlo stamani il candidato a Sindaco di Messina Cateno De Luca durante un incontro del movimento Sicilia Vera nella chiesa S. Maria Alemanna a Messina, presentando i primi 10 punti del suo programma per la città dello Stretto.
“La dichiarazione di dissesto finanziario – prosegue De Luca – è certamente una sconfitta per chi amministra, ma far passare inutilmente cinque anni senza aver tagliato i costi parassitari ed eliminato tutte o gran parte delle cause che hanno generato quella voragine debitoria, si traduce in una connivenza con quei poteri forti che hanno affossato la città. In questi ultimi anni, anche sotto questo profilo, non è cambiato nulla: i debiti dove erano sono rimasti e nessuno ha avuto il coraggio o l’autorevolezza di trattare con i titolari di questi veri o presunti debiti per poter transigerne una parte con la tecnica del cosiddetto “saldo e stralcio” che avrebbe abbattuto notevolmente la massa debitoria di almeno il 30% in luogo della dichiarazione di dissesto finanziario dall’incerto esito per parte di questi debiti. “Messina è una delle città metropolitane più invivibili d’Italia con un livello di qualità della vita pari quasi allo zero, non si può pretendere ordine e vivibilità in città in assenza di un Palazzo Municipale autorevole sotto il profilo della guida politica e della gestione burocratica”.
“Trattandosi – continua De Luca – di una vera e propria rivoluzione culturale e generazionale non è opportuno che i politici che hanno già bivaccato nel Palazzo Municipale (consiglieri ed assessori comunali – sindaci e consulenti) ci rimettano più i piedi devono rimanere lontani da Palazzo Zanca: le liste a sostegno di De Luca Sindaco dovranno essere formate da uomini e donne di nuovo conio: cioè non contaminati dai vizi delle stanze del potere municipale”.
“Non ci sono dubbi che per risanare il bilancio di Messina e pagare gli oltre 600 milioni di debiti accumulati bisogna intervenire sul fronte del taglio dei costi correnti ed avviando una seria e complessiva attività di contrasto all’evasione. Fermo restando che il livello di qualità dei servizi deve immediatamente essere elevato a standard di decenza: per quanto riguarda i costi è necessario tagliare quelli di funzionamento del Palazzo Municipale con una complessiva riqualificazione della spesa non più quantificata in base ai posti di lavoro da salvaguardare, ma determinata in relazione al reale numero degli utenti interessati mentre, sul fronte delle entrate è indispensabile costituire l’ufficio unico comunale delle entrate per creare la banca dati unica finalizzata ad individuare i soggetti non presenti nell’anagrafe tributaria comunale ed i soggetti che invece pur presenti non pagano i tributi. Dal taglio dei costi correnti si potrebbero recuperare almeno 50 milioni di euro l’anno e dalla lotta all’evasione di potrebbero recuperare almeno 100 milioni l’anno: con una disponibilità di circa 150 milioni annui si potrebbe far fronte ad un piano di pagamento decennale della massa debitoria (circa 70 milioni di euro), aumentare la qualità e la quantità dei servizi (circa 30 milioni di euro annui), abbassare la pressione tributaria per le famiglie indigenti (circa 25 milioni di euro) effettuare nuovi investimenti in manutenzione del patrimonio urbano esistente o nella realizzazione di nuove infrastrutture (circa 25 milioni di euro). “Logicamente – dice ancora De Luca – l’esempio per tutti deve darlo il Palazzo Municipale: il costo della politica deve essere ridotto di almeno il 50% abolendo le commissioni consiliari e concentrando le sedute di consiglio comunale in giorni non lavorativi per evitare anche il costoso rimborso per le assenze dal luogo di lavoro. Anche il costo di funzionamento del Palazzo Municipale deve essere ridotto di almeno il 50%: basta con la pletora dei dirigenti che in gran parte rappresentano un doppione di quelli operanti nel Palazzo dell’ex Provincia Regionale di Messina. I dipendenti comunali (circa 1400) e dell’ex Provincia Regionale (circa 950) saranno inquadrati in tre mega aree (amministrativa ed affari generali – economico finanziaria – tecnica e manutentiva) con un solo segretario generale e l’abolizione dei dipartimenti e senza ulteriori figure apicali. Basta con i due palazzi di pseudo governo locale: Palazzo dei Leoni, sede dell’ex Provincia Regionale di Messina, e Palazzo Zanca sede del Municipio di Messina con oltre 40 figure apicali dirigenziali quando 4 sono più che sufficienti (tre capi area ed il segretario generale) per entrambi i palazzi. La sede del Palazzo Municipale dovrà essere immediatamente spostata in un unico immobile per migliorare l’erogazione dei servizi al cittadino, rafforzare le attività di coordinamento e controllo, abolire gli ingenti costi di locazione. Anche il costo e l’organizzazione degli uffici periferici deve essere ridotto di almeno il 50%: non è più concepibile che gli attuali sei consigli di circoscrizione si siano trasformati in modesti stipendifici con il classico escamotage delle commissioni che discutono del sesso degli angeli. Oltre il 50% del personale dipendente sia del comune che dell’ex provincia dovrà essere adibito a nuove mansioni con particolare riferimento alla mansione di assunzione”. “Non è accettabile – conclude – continuare con le 14 società partecipate comunali e con le 25 partecipate dell’ex provincia in gran parte dei veri e propri carrozzoni mangiasoldi e vera e propria casa di cura di qualche trombone o trombato della politica. Omettiamo di analizzare i costi inutili e parassitari del mondo delle società partecipate: basta dire che ci sono oltre mille dipendenti ed i costi superano i 100 milioni di euro annui trattandosi di un altro bancomat della politica messinesi con assunzioni senza concorso e per appartenenza politica o lobbistica.